La palude, come tutti i luoghi di margine, infrattati, è una geografia che sfugge ai radar del disciplinamento ‘urbanistico’. Lì possono succedere cose interessanti.
Tra la Carolina del Nord e la Virginia c’è una palude famosa: la Great Dismal Swamp. Qui trovarono dimora e salvezza generazioni di Indigeni e di ex schiavi Africani (maroons) scappati dalle angherie delle piantagioni e dei loro padroni. Ne fecero comunità vitali e autonome sfidando il sistema coloniale e le tradizioni capitaliste dell’Antebellum South.
Ma una palude può anche essere un caracol del sudest messicano, una periferia africana, un piccolo seminterrato lagunare, uno slum indiano, una wagenplatz nel centro dell’Europa, una conca nell’Appennino, un villaggio di un altopiano mediorientale. La palude è insomma un posto in co-creazione selvatica di qualsiasi tipo. Le accomuna una sola cosa: non essere viste dall’Imperatore.
Nella categoria “swamp” raccoglieremo contenuti-utensili, racconti-esperienze e visioni-mostro da ficcare nella sacca e abbandonare la piantagione.
Le nostre mappe, per quanto dettagliate e minuziose, verranno sempre sabotate dal territorio. (…) Il mondo è più ampio di ogni trama, più complesso di ogni conclusione, più sul pezzo di un giusto castigo, più nobile del pensiero antropocentrico, e più ricco di un approdo.
– Bayo Akomolafe
È tempo di perdersi per perlustrare le ricche discontinuità dei territori e conoscere chi ci abita già.
The swamp, like all marginal places, is a geography that escapes the radar of ‘urban’ discipline. Interesting things can happen there.
Between North Carolina and Virginia there is a famous swamp: the Great Dismal Swamp. Here generations of Indigenous people and former African slaves (maroons), who escaped from the oppression of the plantations and their masters, found a home and salvation. They made them viable and autonomous communities by challenging the colonial system and the capitalist traditions of the Antebellum South.
But a swamp can also be a caracol in southeast Mexico, an African periphery, a small lagoon basement, an Indian slum, a wagenplatz in central Europe, a basin in the Apennines, a village on a Middle Eastern plateau. The swamp is in short a place in wild co-creation of any kind. They have only one thing in common: not being seen by the Emperor.
In the “swamp” category we will collect content-tools, stories-experiences and visions-monster to put in the bag and abandon the plantation.
Our maps, however detailed and minute, will always be sabotaged
from the territory. (…) The world is wider than any plot, more complex than any conclusion, more dense
of a just punishment, more noble of any anthropocentric thought, and richer than an arrival.
– Bayo Akomolafe
It’s time to get lost, to explore the rich discontinuities of the territories and get to know who already lives there.
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La straordinaria, irriducibile collettività della guarigione
Qualcosa su “ciò che fa male” e sulla sua intensità disabilitante brilla di un’alterità.
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Interrompere la scia di feromoni
Il postattivismo è un rischio cosmico che convoca nuovi problemi e nuove domande
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Cosa intendo per postattivismo
È il mio modo di descrivere i flussi e le possibilità quando siamo arrivati alla fine della corda e non ci sono più parole.
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Incontriamoci al crocevia
Incontrarsi ai crocevia significa accorgersi che ogni linea retta è abitata da traiettorie liminali che la intrecciano, dai luoghi dove corpi toccano altri corpi.